DANiEL ViNcENZo
PAPA DE DioS

Mindset Coach & Mentor

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Acque profonde non sono ferme – Parte II: Bassofondo

Sia il laboratorio teatrale che avevo organizzato, sia le due settimane di lavoro sul set sono state un successo. Ricordo che in quei giorni chiamavo mio padre per raccontargli tutto quello che stava accadendo, e ho notato quanto si sentisse eccitato per me in quel momento, come se stesse per andare a ripetere tutto quanto al resto della famiglia non appena avessimo riattaccato il telefono. Mi sentivo ed ero felice.

Quell’anno l’inverno era già iniziato e a Bologna si potevano vedere le varie decorazioni natalizie e sentire le persone parlare dei loro piani per le vacanze e le feste. Il mio anno si è concluso tra parenti e amici: per Natale ho potuto stare con mia cugina e mia zia, che in quel periodo si trovavano a Milano, e per Capodanno abbiamo festeggiato in gruppo a casa del fidanzato di un’amica lontani dalla città, immersi tra le montagne e la natura, dove siamo rimasti per tre giorni prima di tornare a Bologna.

Il punto è che, da allora, tutto è andato sempre meglio, e io ero assolutamente estasiato. Era il momento in cui iniziavo veramente a vivere. Mi sentivo invincibile, ero una ruota ormai indistruttibile che forse ci aveva messo un po’ per iniziare a rotolare lungo il suo percorso, ma finalmente lo stava facendo. Camminavo su un sentiero nuovo ed entusiasmante che mi permetteva di accelerare sempre di più, e al posto della paura sentivo l’eccitazione di scoprire ancora di più, sul mondo e su me stesso.

Sono stati un paio di anni intensi e interessanti, in cui ho lavorato in settori diversi ma correlati, dalla collaborazione con case di produzione e agenzie creative alla partecipazione a festival teatrali con i miei spettacoli e laboratori. Anche grazie a questo ho conosciuto molte persone, stretto nuove amicizie e acquisito conoscenze che prima non avrei mai pensato mi potessero interessare. Sicuramente tutto ciò mi ha portato a vedere il mio futuro con occhi diversi: forse era arrivato il momento di uscire da quel cerchio che un tempo serviva a definirmi ma che adesso mi limitava. Forse, i miei studi in teatro non implicavano che io lavorassi soltanto da teatrante o che, in caso contrario, avrei fallito. Inizialmente pensavo, con i primi lavori creativi che nulla avevano a che fare con il teatro, di poter comunque assorbire conoscenze e pratiche che avrei ad ogni modo integrato, ad esempio, nella gestione di gruppo, nella scrittura di progetti o nelle collaborazioni esterne. Poi ho sentito che, forse, lo scopo di queste esperienze non era quello, ma piuttosto quello di riconfigurare la mia percezione.

Sono stati anni di grande crescita ed esplorazione, in cui ho riconsiderato il mio rapporto con il mondo esterno e il mio ruolo in tutto questo, in cui ho sempre sentito la mano della Fortuna, o di Dio, o del Grande Flusso nei paraggi. Mi sembrava di avere tutto, come se tutti gli elementi che desideravo fossero già presenti nella mia vita. Ora non restava che intensificare la proporzione di questi elementi, ma era solo questione di tempo. Ciò non significa che siano stati anni impeccabili, privi di tristezza o difficoltà: così come iniziavo nuovi progetti, altre collaborazioni si sono concluse in modo assai spiacevole, e così come ho trovato nuove amicizie e relazioni, alcune hanno invece richiesto un allontanamento temporaneo o anche permanente. Ma uno impara che la serenità e l’armonia non sono esenti da dolori.
C’è stato un momento in cui si parlava della comparsa di una sorta di influenza in Cina, o forse di un virus, una malattia nuova ma comunque passeggera. Queste erano le voci. Improvvisamente il fenomeno si è diffuso, colonizzando e isolando gradualmente interi Paesi. Con la pandemia, tutto cominciò a muoversi in modo diverso. L’aria non era la stessa, non solo per le mascherine, era come se si respirasse la preoccupazione altrui. Credo che la paura e la preoccupazione di tutti si sentissero, come se cercassero di materializzarsi in qualche modo o in uno strano vapore.

Come ho detto prima, sono stati anni intensi, per tutti e tutte. E in questi anni, che mi hanno portato a riflettere sulla mia carriera e sulle mie capacità in relazione alla società, ho incontrato una persona che ha stravolto tutto senza che io lo volessi o me lo aspettassi. È stato allora, con quella persona, che sono arrivate le vere acque della trasformazione.

(continua in Acque profonde non sono ferme – Parte III: (dal) Profondo)

Scritto originale in: spagnolo

Daniel Vincenzo Papa De Dios