DANiEL ViNcENZo
PAPA DE DioS

Mindset Coach & Mentor

DANiEL ViNcENZo PAPA DE DioS

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Un Uomo di Conoscenza

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo testo dello scrittore peruviano, naturalizzato americano, Carlos Castañeda.
Mi ha fatto piacere trovare queste parole, o che loro abbiano trovato me, nel mese di agosto, che di solito è per me un mese di ritmi piuttosto calmi, il che mi rende più facile essere e stare nel qui e ora.

Questo uomo di conoscenza descritto nel libro, con la sua follia controllata e il suo vivere attraverso il corpo e le azioni, mi ha ricordato il fervore e la passione dell’Oltreuomo (Übermensch) di cui parla il filosofo Friedrich Nietzsche. L’uomo di conoscenza e l’Oltreuomo amano entrambi la vita e l’essere vivi, non perché sia necessariamente un dono concesso da una forza suprema, ma perché è completamente loro, li appartiene e li dà la possibilità di manifestare la propria essenza attraverso le proprie azioni ed esperienze.
Voglio condividere direttamente con te una parte che mi ha colpito e che vorrei tu cogliessi dalle parole dell’autore stesso:

[…] Un uomo di conoscenza vive di agire, non di pensare di agire, né di pensare che cosa penserà quando finisca di agire. Per quel motivo un uomo di conoscenza sceglie una strada con cuore e la segue: e dopo guarda e si rallegra e ride; e dopo vede e sa. Sa che la sua vita finirà in un aprire e chiudere di occhi; sa che egli, come tutti gli altri, non va da nessuna parte; sa, perché vede, che niente è più importante del resto. In altre parole, un uomo di conoscenza non ha onore, né dignità, né famiglia, né nomini, né terra, deve solo vita vivere, ed in tale condizione la sua unica lega coi suoi simili è la sua follia controllata.

Così, un uomo di conoscenza si sforza, e suda, ed ansima, e se uno lo guarda è come qualunque uomo comune eccetto che lo sproposito della sua vita sta basso controllo. Come niente gli importa meglio di niente, un uomo di conoscenza sceglie qualunque atto, e l’agisce come se gli importasse. La sua follia controllata lo porta a dire che quello che egli fa importa e lo porta ad agire come se importasse, e tuttavia egli sa che non importa; in modo che, quando completa i suoi atti si ritira in pace, senza pena né attenzione che i suoi atti fossero buoni o brutti, o avessero effetto o no.

D’altra parte, un uomo di conoscenza può preferire rimanere completamente impassibile e non agire mai, e comportarsi come se l’essere impassibile gli importasse in realtà; anche in quello sarà genuino e giusto, perché quella è anche la sua follia controllata.

Da Carlos Castañeda, Una Realtà Separata. Nuove conversazioni con Don Juan, 1971.

Credo che a volte, senza rendercene conto, dimentichiamo di dare più spazio alla nostra follia perché crediamo che controllo significhi gestire a piacimento o tenere sotto controllo, addomesticare o addomesticare addirittura. Ma forse è per questo che finiamo per censurare la nostra follia, che poi esplode quando meno ce lo aspettiamo, o ci fa ammalare, o ci paralizza e ci rende paranoici. Credo che il controllo a cui potremmo mirare sia piuttosto una canalizzazione, non si tratta di rallentare o interrompere la follia, ma di guidarla e, come un fiume, rinfrescarci e spingerci con le sue acque e gioire della forza della sua corrente.

Tu cosa ne pensi? O cosa pensi penserai?